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Intelligenza artificiale: passato, presente o futuro?

Il tema dell’intelligenza artificiale (AI) è un argomento intrigante e allo stesso tempo complesso, perché è un concetto che mette insieme due mondi che, sovrapposti, danno vita continuamente a nuovi scenari e ambiti di discussione mai visti prima.

In un mondo dove le innovazioni tecnologiche corrono ad una velocità mai vista prima, l’utilizzo dell’intelligenza artificiale è sempre un trend caldo, sia per i suoi risvolti più positivi e pratici nella vita quotidiana delle persone, che per i suoi retroscena più nascosti nell’utilizzo a volte poco etico e trasparente di queste tecnologie.

Per alcune persone si tratta ancora di un argomento futuristico, anche se la maggior parte di queste, molto probabilmente, beneficia dei vantaggi di un’intelligenza artificiale quotidianamente senza rendersene conto. Per altre persone, invece, si tratta di un qualcosa di reale e di già presente e, grazie alla continua pervasione di internet e delle tecnologie nella vita quotidiana, ci hanno ormai fatto l’abitudine. Infine, ci sono persone per le quali è già un qualcosa di assodato e passato, tantoché qualcuno immagina i risvolti più distopici dove crolleranno le frontiere tra biologia e tecnologia e tra genetica e robotica. I film e le serie televisive in questa direzione hanno fatto scuola.

Che cos’è l’intelligenza artificiale?

Partendo dalla definizione, l’intelligenza artificiale è «l’abilità di una macchina di mostrare capacità umane quali il ragionamento, l’apprendimento, la pianificazione e la creatività. I sistemi di intelligenza artificiali sono capaci di adattare il proprio comportamento autonomamente analizzando gli effetti delle azioni precedenti». I sistemi di AI sono quindi in grado di agire umanamente, agire razionalmente, pensare umanamente dal punto di vista cognitivo e pensare razionalmente dal punto di vista logico.

Leggendo questa definizione potrebbe risultare naturale la visione di uno scenario apocalittico e distopico dove l’essere umano è “privo” anche delle sue capacità più uniche e differenzianti come la creatività e il pensare e agire umanamente in favore di macchine sempre più performanti. In questo caso, è meglio fermarsi un attimo, respirare profondamente e riqualificare la visione.

Quando capita di discutere di questo tema, viene in mente sempre un vecchio e saggio allenatore di calcio che ci allenava quando eravamo ancora dei bambini, e ci diceva sempre con tipico accento veneto: «Ragazzi pensate con la testa, prima di tutto, che è stata la testa dell’essere umano a immaginare e inventare i vostri amati e utili computer, non il contrario».

Come spesso accade, cambiando punto di vista con il quale osserviamo le cose, cambia anche la nostra visione e il grado di consapevolezza per comprenderle.

L’intelligenza artificiale può essere uno strumento e, in quanto tale, come tanti altri strumenti inventati dall’uomo, è utile nella misura in cui porta un contributo utile e positivo nella vita delle persone. Viceversa, non è utile nel momento in cui non porta un contributo utile e positivo alle persone e le danneggia. Rimane aperto il dibattito sul quale sia il confine di questa utilità, ma il concetto di essere uno strumento a servizio delle persone è fondamentale.

Cosa c’entra l’intelligenza artificiale con il marketing?

Nel mondo del marketing, ma in generale nei mondi dove si trattano, analizzano e trasmettano quantità numerose di dati e di informazioni, l’intelligenza artificiale ha trovato terreno davvero fertile dove crescere.

Si perde ormai il conto di software e di tool digitali che funzionano con sistemi di intelligenza artificiale che vengono utilizzati a diversi livelli nei processi di analisi, strategia, operatività e monitoraggio marketing.

Anche noi, nel nostro Framework di lavoro per l’analisi e il posizionamento dinamico di brand, uniamo alla nostra metodologia anche la piattaforma tecnologica Surf the Market che ci supporta in fase di analisi quantitativa a costruire e divulgare l’indagine, e successivamente in modo automatico a raccogliere, analizzare e restituire visivamente i dati secondo gli algoritmi decisionali del marketing scientifico.

Quando raccontiamo della piattaforma e mostriamo il suo funzionamento con la raccolta, l’analisi e la visualizzazione automatica e istantanea del dato, le persone rimangono molto colpite dalla “magia” di queste funzioni. Ma dietro a queste funzioni ci sono ragionamenti, principi ed algoritmi, e la vera “magia” è la capacità di immaginare, vedere e creare delle persone che hanno realizzato questi strumenti. Persone che hanno prima di tutto utilizzato la loro testa per trovare una nuova soluzione più utile.

Per quanto ormai si possa automatizzare praticamente tutto, ripetiamo sempre che, in ogni passaggio, la componente umana è fondamentale, soprattutto quando si tratta di raccogliere ed analizzare dati percettivi delle persone. Le macchine non potranno mai sostituire le persone in un’indagine qualitativa sulla percezione delle persone.

Quando svolgiamo il ciclo di analisi qualitativa siamo noi di persona a intervistare i candidati ed a raccogliere i micro-dati percettivi che ci saranno utili per il ciclo successivo. Quando svolgiamo il ciclo di analisi quantitativa, siamo noi a costruire l’indagine in funzione dei dati raccolti in precedenza. E infine quando andiamo a visualizzare i dati siamo sempre noi a estrapolare quelli che servono per le domande alle quali vogliamo rispondere.

Questo per dire che le tecnologie, come l’intelligenza artificiale e tutti gli altri strumenti software e hardware che ci circondano, sono strumenti a supporto e sostegno delle capacità umane e non devono supplire o sostituire le capacità di agire e di pensare delle persone. La componente umana e la consapevolezza attiva di quello che stiamo facendo sono sempre al primo posto.

Se vuoi scoprire di più su come integriamo metodologia e tecnologia nei nostri processi di analisi e strategia per il posizionamento dinamico di brand, non esitare a contattarci per un confronto attivo.