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La metodologia

Surf the Market

Abbiamo teorizzato una metodologia, testata in anni di studio e di applicazione su clienti di ogni settore e dimensione, per rispondere ai diversi bisogni delle aziende in modo completo e flessibile.

Ci sono alcuni capisaldi sui quali poggia il nostro impianto metodologico, quattro discipline a cui ci ispiriamo e di cui abbiamo combinato i princìpi in un perfetto mix: il marketing scientifico, il branding, l’agile management e l’indagine sociale

Se queste sono le fondamenta della nostra metodologia, il project management è la cassetta degli attrezzi che arricchiamo costantemente di nuovi strumenti e alla quale attingiamo sia per la nostra pianificazione interna sia per definire il piano operativo per i nostri clienti, perseguendo la massima efficacia ed efficienza

Perché il nostro approccio al marketing è scientifico?

In un mercato complesso e dinamico, che cambia continuamente, nessuna impresa può permettersi di fare scelte strategiche per il proprio business facendo tentativi e basandosi solamente sull’intuito, la creatività o l’esperienza di qualche manager. 

Le aziende necessitano di strumenti che consentano di prendere decisioni migliori in meno tempo, per rispondere al bisogno di chiarezza e sicurezza causato dallo stress decisionale  a cui sempre più imprenditori e manager sono soggetti. 

È possibile andare oltre l’intuito solo attraverso sistemi che connettano input analitici e output strategici, dando indicazioni chiare e non opinabili. 

Pensiamo al marketing scientifico come ad un navigatore satellitare: grazie al GPS e alla connessione ad internet, il navigatore satellitare mappa il territorio (analisi) e, in funzione della destinazione che impostiamo (obiettivi), definisce il miglior percorso (strategia). Una volta partiti, ci indirizza e accompagna in tutte le scelte (piano di marketing). 

Come il navigatore satellitare ricalcola il percorso a fronte di cambiamenti che occorrono rispetto al percorso ipotizzato, il marketing scientifico revisiona costantemente il piano d’azione per mantenere sempre l’azienda orientata ai propri obiettivi, pur nelle dinamiche del cambiamento che essa affronta.

Perché la nostra metodologia è agile?

Le aziende operano in un mercato sempre più dinamico. La sfida è essere sempre performanti in un mondo che cambia: saper adattare la propria offerta alle piccole variazioni del mercato, ai bisogni dei consumatori, alle novità dei concorrenti, ai cambiamenti dentro e fuori l’azienda. 

Per questo, nella concezione scientifica del marketing, le tre fasi di analisi, strategia, operatività sono iterative: finito il primo ciclo, se ne apre uno successivo, con cui riprendere l’analisi qualitativa e valutare una quantitativa, analizzare gli scostamenti e costruire un fine tuning della pianificazione operativa. L’attività è continua, quindi non si conclude dopo il secondo ciclo, ma si va verso un terzo ciclo, un quarto ciclo, e così via. 

L’analisi scostamenti si basa sul ciclo di Deming (Plan-Do-Check-Act), un metodo nato per aumentare la produttività in azienda e velocizzare il problem solving. Come si traduce, questo, in termini operativi? Se ci sono delle scadenze o esigenze imminenti (es. fiere, lanci di nuovi prodotti, meeting con rete vendita, etc.) sarà compito del marketing fare il lavoro migliore nel minor tempo a disposizione e fornire un prototipo di strategia e piano marketing per partire nell’immediato, affinando o adattando strategia e piano marketing sulla base di cicli di analisi successivi. 

L’Agile Management dice proprio questo: per costruire un piano marketing si parte da un micro prototipo creato con una prima fase di analisi e si struttura il piano di miglioramento in cicli reiterativi di lavoro e continue analisi scostamenti.

A seconda dello scenario di partenza (prodotto esistente o nuovo prodotto) e dell’approccio (rivolto al mercato o all’interno dell’azienda), impieghiamo uno dei nostri Framework:

I framework di Surf the Market sono strutturati in cicli successivi di analisi, strategia ed operatività e ogni ciclo è modulare: le fasi che lo compongono possono essere riviste e integrate a seconda del contesto di riferimento e delle esigenze emerse durante la consulenza preliminare con il cliente.

Ogni ciclo è composto da fasi il cui output diventa input per quella successiva e in cui ogni analisi integra quella precedente.

Approccio al mercato – prodotto esistente.

Approccio al mercato – nuovo prodotto.

Approccio interno all’azienda

Framework Surf the Market

Il ciclo classico è composto da cinque fasi fondamentali: 

Ipotesi interna

Dopo il kickoff meeting, nel quale raccogliamo tutte le informazioni necessarie per immergerci nel mondo dell’azienda, del suo settore e delle sue dinamiche relazionali, inizia la fase di costruzione dell’ipotesi interna, che è fondamentale per il metodo scientifico, perché costituisce la base per tutte le successive analisi. Non coinvolge i clienti, ma varie figure interne dell’azienda, con l’obiettivo di far emergere le percezioni che queste hanno del proprio brand e di costruire una prima ipotesi di posizionamento

Impieghiamo varie tecniche, come la sensitivity analysis, le associazioni mentali, le lettere dal futuro, l’identikit del cliente, le job stories, la champions dei valori

Per molte di queste ci avvaliamo di post-it, cartelloni e pennarelli o di strumenti digitali interattivi: sono tecniche tanto piacevoli e coinvolgenti, quanto impegnative e rigorosamente scientifiche.

Analisi qualitativa

L’analisi qualitativa è costituita da intervista di profondità ad un campione rappresentativo del totale dei clienti. L’aspetto qualitativo dell’indagine è necessario per capire le motivazioni, gli aspetti di significatività, la relazione tra i clienti e il brand. La fase qualitativa è fondamentale per indagare le cose giuste nel modo giusto all’interno della successiva analisi quantitativa.

Cosa emerge nell’analisi qualitativa

Le motivazioni, ovvero quali sono le ragioni profonde per cui un cliente sceglie un determinato prodotto o servizio, di un determinato brand, con determinate modalità d’acquisto.

Le variabili significative, ovvero gli aspetti rilevanti per i pubblici di interesse quando valutano un prodotto o un servizio. 

I concorrenti percepiti, sia di prodotto che di bisogno. La domanda “chi sono i concorrenti?” dev’essere rivolta non all’azienda ma ai clienti: le aziende tendono a pensare ai concorrenti come soggetti che vendono un prodotto o un servizio simile, mentre i clienti percepiscono i diversi concorrenti come possibili soluzioni al loro bisogno.

Il wording degli interlocutori, ovvero il loro modo di esprimersi e di nominare le variabili.

Inoltre, attraverso le interviste qualitative è possibile individuare aspetti sorprendenti, il cosiddetto cigno nero: qualcosa che non sapevamo di non sapere, che non avremmo mai considerato se non ce ne avessero parlato i clienti. Può trattarsi di un concorrente di bisogno, oppure di un’occasione d’uso del nostro prodotto e servizio sulla quale non avevamo mai riflettuto.

Analisi quantitativa

I dati servono nella misura in cui aiutano le persone a prendere decisioni migliori in meno tempo. Ci sono delle aree di indagine fondamentali che non possono mancare in una buona analisi quantitativa:

  • Cosa vogliono, cosa desiderano i miei clienti? 
  • Cosa è per loro più e meno importante?
  • Come percepiscono il mio brand, il mio prodotto o servizio?
  • Come percepiscono le soluzioni concorrenti?

La fase di analisi quantitativa è il primo passaggio che unisce metodologia e tecnologia. In questo ciclo di analisi costruiamo l’indagine (survey) grazie alle funzionalità della piattaforma Surf the Market. Le domande che inseriamo nel questionario risultano dall’analisi qualitativa, ma anche dall’ipotesi interna e dalle domande di ricerca a monte del progetto.

Cosa emerge nell’analisi quantitativa

La significatività delle variabili, ovvero gli aspetti più interessanti per il pubblico: la classifica dei bisogni.

La distintività, ovvero le variabili in cui l’azienda viene percepita come più o meno performante rispetto ai competitor.

La sostenibilità dell’azienda, ovvero la sua capacità di rispondere ai diversi bisogni dei pubblici (customer satisfaction).

Le correlazioni tra le variabili di profilazione e gli aspetti precedenti, per individuare i giusti target.

Data visualization

I dati raccolti sono opportunamente intrecciati ed elaborati attraverso un processo di data visualization che culmina con la realizzazione del quadro strategico.

La piattaforma Surf the Market permette di elaborare tutti i dati in tempo reale in modo automatico.

Attraverso il quadro strategico è possibile rispondere alle domande che ogni azienda ha o dovrebbe porsi:

  • Su cosa puntare?
  • Quali bisogni è necessario far emergere?
  • Su cosa posso migliorare?
  • Su cosa investire per migliorare?
  • Su cosa posso risparmiare?
  • Esistono nuove opportunità di business nel mio settore?

Il quadro strategico è un cruscotto decisionale che ci indica, in modo analitico grazie agli algoritmi del marketing scientifico, quali sono i fattori strategici: il Fattore X, il Fattore PR e il Fattore R&D

FATTORE X: è il primo fattore strategico da prendere in considerazione, ovvero quel fattore tra i più significativi nella classifica dei bisogni dei clienti e dove l’azienda è percepita come più performante rispetto ai concorrenti. Questo è il fattore su cui puntare strategicamente il nostro posizionamento e il nostro vantaggio competitivo. 

FATTORE PR: un fattore, ad oggi, poco significativo per il nostro cliente, in cui però siamo più performanti rispetto ai concorrenti. Attraverso azioni mirate di comunicazione e public relations l’azienda può e deve lavorare per influenzare la percezione di significatività dei clienti rispetto a questo fattore. 

FATTORE R&D: un aspetto molto rilevante per i clienti in cui, però, siamo percepiti come meno performanti rispetto ai concorrenti. Su questo fattore è necessario lavorare in termini di ricerca e sviluppo, per migliorare la percezione e la valutazione che i clienti hanno dell’azienda in riferimento a questo specifico aspetto.

Brand positioning statement

La dichiarazione del posizionamento strategico è la fase conclusiva del framework. Questo step ha lo scopo di elaborare, in modo chiaro e strutturato, la strategia dell’azienda secondo la logica IFTTT (if this then that). Tutte le evidenze analitiche emerse nelle indagini precedenti (ipotesi interna, analisi qualitativa, analisi quantitativa) diventano, infatti, input per la definizione del brand positioning.

Il risultato di questo lavoro è l’elaborazione di un documento in cui viene specificato, in modo chiaro e sintetico: il posizionamento dell’azienda, ovvero chi è l’azienda (la sua identità), che cosa fa, cosa la rende diversa dai concorrenti e interessante per i clienti, qual è il suo pubblico target, quali bisogni soddisfa.

Il brand positioning statement è uno strumento utile all’azienda per gestire al meglio il proprio brand, è una bussola per rimanere strategicamente orientati. 

Un brand, infatti, si costruisce nel tempo attraverso azioni coerenti e coordinate. Ciò è possibile solo se esiste un chiaro riferimento a cui tendere, un criterio decisionale che accompagna ciascuno in ogni scelta.

Perché è importante il BPS e come è composto il documento che forniamo al termine del ciclo

Il brand positioning statement è  un documento da tenere sempre a portata di mano e che deve essere conosciuto da tutti i collaboratori e da eventuali professionisti esterni, al fine di garantire la gestione efficace ed efficiente di tutte le attività operative, in primo luogo, ma non solo, legate alla comunicazione (sito internet, gestione social, email marketing, blog, advertising, brochure, video ecc.).  

Uno dei problemi più comuni, infatti, è che, nella gestione quotidiana, dopo un po’ di tempo, si perde di vista la propria identità. Questo rischia di diluire o addirittura annullare l’effetto del brand positioning sul proprio business. È necessaria, quindi, una bussola per rimanere orientati verso il “nord” del brand.

Per descrivere il posizionamento strategico utilizziamo il seguente schema: 

  • Laddering
  • Promessa e Reason why
  • Archetipo del brand
  • Nemico ideale
  • Buyer personas
  • Golden Circle
  • Messaggi chiave

 

Il brand positioning statement non solo garantisce la permanenza e lo sviluppo del pensiero strategico in azienda, ma anche l’agire aziendale strategicamente orientato.

Permette, infatti, di capire se le attività operative messe in campo risultano coerenti alla strategia di posizionamento individuata (si definiscono quindi “on strategy”) oppure incoerenti (“out of strategy”).

Il brand positioning statement è, quindi, uno strumento estremamente sintetico e prezioso.

Lo possiamo considerare la carta di identità del brand. Perché, per scegliere al meglio cosa fare, dobbiamo sempre tenere presente chi siamo.

Framework Surf the Market Startup

Le domande fondamentali che ogni Startup o azienda in fase di start-up dovrebbe porsi sono: 

  • La mia idea di business risponde ad un’esigenza di mercato? Si propone come la soluzione giusta ad un bisogno in qualche modo percepito, almeno da un segmento ben determinato di pubblico?
  • La mia idea di business si distingue, davvero, rispetto a quanto esiste oggi?

Per rispondere a queste domande e individuare l’opportunità di business, vale a dire un’area di bisogno non ancora o non del tutto soddisfatta dagli attuali player del mercato, impieghiamo il Framework startup, il quale si compone di sei fasi:

Ipotesi interna

Tramite la tecnica delle job stories, nata dalla teoria del product development, si fa emergere il problema (pain) del cliente, associato ad un trigger point, vale a dire il momento in cui lo percepisce maggiormente. L’obiettivo è quello di comprendere quali sono i bisogni più rilevanti del cliente a cui l’azienda può dare una soluzione.

Desk Research

Le due principali dimensioni di indagine sono la domanda potenziale e i concorrenti: vengono raccolte e valutate informazioni che derivano, soprattutto, da fonti esterne all’azienda (istituzioni pubbliche, associazioni di categoria, stampa specializzata, istituti di ricerca), e che consentono di inquadrare meglio le opportunità e i rischi delle iniziative che si intende intraprendere.

Analisi qualitativa con validazione del problema

L’obiettivo, in questo caso, delle interviste di profondità è quello di validare i problemi dei potenziali clienti emersi dalle job stories e conoscere quali soluzioni di bisogno adottano i potenziali clienti. 

Le persone da intervistare sono intercettate tramite network di relazioni nostro o del cliente oppure appositi enti di ricerca.

Analisi quantitativa per individuazione della opportunità di business

Nel framework per le startup la survey ha i seguenti obiettivi: 

  • Capire quali sono i problemi più e meno percepiti per le diverse tipologie di target
  • Individuare l’opportunità di business, ovvero quell’area di bisogno in cui le soluzioni adottate attualmente non sono soddisfacenti; 
  • Identificare gli early adopters. 

Marketing test

Vengono indagate tre aree principali: 

  • Misure affettive: prime impressioni, tipo di persone interessate al prodotto, occasioni di acquisto, apprezzamento per il prodotto, impressione generale, utilità nel risolvere problemi;
  • Misure cognitive: valutazione sul prezzo, chiarezza del concetto, credibilità, unicità, superiorità;
  • Misure comportamentali: probabilità di acquisto.

Un trattino che fa la differenza

Startup
Organizzazioni temporanee in cerca di un business model ripetibile e scalabile.

Azienda in fase di start-up
Imprese già presenti sul mercato che vogliono iniziare un nuovo progetto, lanciare un nuovo prodotto oppure rinnovare il proprio business model.

Framework Surf the Market Internal Branding

Il marketing dovrebbe iniziare ad interessarsi alle persone che lavorano in azienda per creare un ambiente adatto a loro. Il che significa disegnare la loro esperienza con l’azienda con la stessa cura che si mette nella costruzione della relazione con i clienti. 

Per consentire alle aziende di indagare il loro posizionamento nei confronti dei propri dipendenti e la loro percezione del brand, abbiamo modificato il nostro framework rivolto ai clienti per adattarlo al percorso di costruzione del brand interno. 

Il framework si compone di sei fasi fondamentali, le stesse del ciclo classico, ma avendo in questo caso come interlocutori la proprietà, la dirigenza e i dipendenti dell’azienda.

Ipotesi interna

Dopo il kickoff meeting, con il quale ci siamo immersi nel mondo dell’azienda e delle sue dinamiche, vengono poste solitamente alla proprietà e alle figure dirigenziali delle domande per individuare il purpose, i valori e la cultura aziendale. Attraverso varie tecniche, viene poi costruita una prima ipotesi di posizionamento dell’azienda rispetto ai dipendenti. 

Analisi qualitativa

Dopo aver concluso il ciclo di analisi della percezione interna, il passaggio successivo è quello di metterci in ascolto dei dipendenti attraverso le interviste di profondità.

Com’è costruito lo script dell’intervista

Lo script dell’intervista è costruito al fine di indagare sei aspetti fondamentali:

  1. Le motivazioni, ovvero comprendere le ragioni profonde dei collaboratori, cosa li accende sul lavoro e perché hanno deciso di svolgere una determinata attività piuttosto che un’altra. 
  2. La significatività, per conoscere quali sono gli aspetti che i dipendenti valutano e prendono in considerazione quando devono scegliere un’azienda in cui lavorare. 
  3. La sostenibilità, come percepiscono attualmente l’azienda. 
  4. La distintività, per far emergere le differenze tra la realtà lavorativa precedente e quella attuale.
  5. La visione futura, per indagare le aspettative dei dipendenti nei confronti dell’azienda.
  6. Il gap valoriale, per indagare la corrispondenza tra valori personali e valori aziendali.

Analisi quantitativa

Dopo aver ascoltato in profondità un campione selezionato di dipendenti (ed eventuali altri stakeholders), la fase successiva è l’analisi quantitativa, per testare e validare la frequenza e il valore delle variabili emerse.  

Una buona analisi qualitativa è imprescindibile per capire quali sono le domande (e le opzioni di risposta) giuste da inserire nel questionario dell’indagine quantitativa. 

L’output dell’analisi qualitativa, però, non è l’unica fonte a cui attingere per costruire il questionario: dobbiamo ricordarci che il nostro lavoro ha senso se riusciamo a rispondere in modo chiaro, preciso e circostanziato alle domande di ricerca che il cliente ci pone a inizio progetto. Perciò è fondamentale averle sempre a portata di mano (anche nella costruzione della survey), per evitare di perdersi tra i dati, ma soprattutto per trovare le risposte giuste alle domande giuste.

Un’altra fonte, sempre molto preziosa, è la Sensitivity Analysis, perché anche dall’ipotesi interna spesso emergono aspetti interessanti che vale la pena indagare in fase quantitativa. 

La fase di analisi quantitativa è il primo passaggio che unisce metodologia e tecnologia

In questo ciclo di analisi, infatti, costruiamo l’indagine con la nostra piattaforma proprietaria Surf the Market, le cui funzionalità sono già impostate e finalizzate con tutte le sezioni e le dinamiche algoritmiche necessarie per costruire e condividere il questionario, al fine di raccogliere, analizzare e restituire i dati istantaneamente in una forma grafica facilmente fruibile.

Il questionario è personalizzabile in base alle peculiarità dell’azienda e della tipologia di progetto, ma era una nostra prerogativa che la piattaforma fosse pronta all’uso, ovvero utilizzabile anche da chi non conosce le logiche del marketing scientifico ma vuole comunque sfruttarle per la propria azienda.

Com’è composta la struttura del questionario

La struttura del questionario è composta da cinque sezioni, ognuna mira ad indagare un aspetto specifico, che servirà successivamente nella fase di data visualization: 

  • Le domande iniziali di profilazione sono la prima sezione di ogni survey, rompono il ghiaccio con quesiti semplici per i quali chi compila non deve fare ragionamenti troppo complessi. Costituiscono, inoltre, un importante fattore di potenziamento dell’analisi e della conseguente strategia. Sono indispensabili per verificare se e come le risposte degli utenti alle sezioni successive della survey variano in funzione di alcune caratteristiche sociodemografiche, comportamentali, geografiche e psicografiche.
  • La significatività è la sezione che indaga l’ordine di importanza delle variabili emerse dalle interviste di profondità e serve per costruire il ranking dei bisogni. In questa sezione, infatti, i rispondenti sono chiamati ad indicare con una scala da 1 a 100 quali sono i fattori che ritengono più e meno importanti. 
  • La sostenibilità è la sezione che indaga la capacità dell’azienda di rispondere ai diversi bisogni del pubblico (la classica customer satisfaction), ai quali viene chiesto di dare una valutazione da 1 a 10 all’azienda relativamente alla sua capacità di dare soluzione alle variabili precedentemente listate.
  • La distintività ha l’obiettivo di indagare il percepito degli utenti riguardo alla concorrenza. Anche in questo caso viene chiesto di valutare con scala 1-10 i concorrenti sulle stesse variabili di significatività. I competitors inseriti sono quelli emersi dalle interviste. 
  • Le domande finali sono l’ultima sezione della survey. Sono presenti una serie di domande a risposta singola o multipla utili per approfondire aspetti specifici che non sono stati ancora indagati nei blocchi precedenti.

Data visualization

Il ciclo successivo all’analisi quantitativa con la somministrazione dell’indagine e la raccolta dei dati dei rispondenti è la data visualization ed elaborazione dei dati. Questa fase del progetto ci permette di chiudere i processi di analisi quali-quantitative e iniziare quindi a collegare i diversi input analitici in direzione di un output strategico.

In questa step si corre spesso il rischio di perdersi nella lettura e nell’analisi delle informazioni perché l’enorme mole di dati potrebbe causare confusione alle persone non addette ai lavori. L’eccesso di dati e di informazioni rischia quindi di diventare un disvalore per i nostri interlocutori, più che un valore aggiunto.

È fondamentale, quindi, organizzare i dati secondo una visualizzazione che consenta di leggerli più facilmente. È proprio per questo motivo che abbiamo creato una piattaforma proprietaria che è in grado di trasformare i dati in conoscenza. Tutti i dati raccolti con i questionari vengono trasformati in grafici leggibili e immediati. 

Aggregare i dati mostrandoli in forma grafica ha lo straordinario vantaggio di mostrare dati complessi in modo semplice e intuitivo, rendendo più facile il trasferimento delle informazioni anche a noi che siamo chiamati a spiegarle.

Esempio di un quadro strategico in un ciclo di Internal Branding. 

Il quadro strategico è un cruscotto decisionale che ci indica, in modo analitico grazie agli algoritmi del marketing scientifico, quali sono i fattori strategici: il Fattore X, il Fattore PR e il Fattore R&D

Nell’asse orizzontale troviamo le variabili significative per i collaboratori dell’azienda, ordinate in modo decrescente: i bisogni più percepiti, ovvero gli aspetti più rilevanti, dei dipendenti si trovano vicino all’intersezione degli assi (sono quelli più a sinistra) e poi, via via, troviamo quelli meno significativi.

Nell’asse verticale invece è presente una scala da 0 a 10, dove attraverso le curve di valore si misura la capacità dell’azienda e quella dei concorrenti di essere risposta alle esigenze dei dipendenti.

Nell’esempio di quadro strategico riportato sopra, la curva dell’azienda è di colore rosso, mentre quella di colore arancione rappresenta l’esperienza lavorativa precedente. 

I fattori strategici che emergono, sotto forma grafica, dall’elaborazione dei dati sono: 

FATTORE X: si trova nella parte sinistra del quadro strategico, tra le variabili più significative per i rispondenti, in corrispondenza di un punto nel quale la curva del valore dell’azienda è superiore a quella dei concorrenti.

FATTORE PR: è contrassegnato con l’icona della freccia che punta verso sinistra. Rappresenta un aspetto poco significativo per il pubblico in cui però la curva del valore dell’azienda è superiore a quella dei concorrenti. La freccia nell’icona che lo rappresenta è orientata verso sinistra perché il nostro compito sarà quello di far diventare sempre più significativo quell’aspetto per i dipendenti. 

FATTORE R&D: aspetti molto rilevanti per i dipendenti, in cui però la curva del valore dell’azienda è inferiore a quella della concorrenza. Questi fattori (possono essere più di uno) sono rappresentati da una freccia orientata verso l’alto, perché il nostro compito è quello di migliorare la percezione che i collaboratori hanno dell’azienda in quello specifico aspetto. 

Grazie alla piattaforma possiamo andare in profondità nella lettura dei dati e rispondere ai quesiti che l’azienda ci ha posto all’inizio del progetto. Attraverso le domande di profilazione e le domande finali del questionario possiamo, infatti, filtrare i dati e ottenere quadri strategici  o grafici a torta allineati ai diversi segmenti di pubblico. Questa importante funzionalità consente quindi di indagare qual è la percezione che i diversi cluster hanno dell’azienda, sia in termini di bisogni che in termini di soddisfazione degli stessi.

Internal Branding Statement

L’internal branding statement è la carta d’identità dell’azienda. È un documento estremamente prezioso in cui viene specificato, in modo chiaro e sintetico, i tratti identitari del brand, ovvero chi è l’azienda, quali sono i suoi valori e il suo scopo, cosa la rende diversa dai concorrenti e interessante per i dipendenti, qual è il profilo del pubblico interno in target, quali bisogni soddisfa.

È uno strumento molto utile per gestire al meglio il proprio brand interno. È importante tenerlo sempre a portata di mano e farlo conoscere a tutti gli stakeholders al fine di garantire la gestione efficace ed efficiente di tutte le attività operative.

Rappresenta la fase del nostro framework che ci permette di “unire i puntini”. Tutte le analisi effettuate negli step precedenti vengono trasformate in strategia, in orientamento. Tutti quei puntini analitici iniziano ad avere una forma ben precisa. 

Siamo dei consulenti, non siamo degli analisti. Il nostro compito è quello di fornire alle aziende una direzione, una strada da intraprendere, non un insieme di dati. Uno dei nostri mantra è “se l’analisi non mette in moto la strategia è solo bibliografia”.

Quali sono gli elementi del documento Internal Branding Statement che forniamo al termine del ciclo

  • Employee value proposition (perché dovrei lavorare con te?)
  • Purpose e valori chiave
  • Employee personas
  • Associazioni mentali strategicamente coerenti

Nel caso l’azienda non abbia chiaro il suo purpose e non emergono fattori sui quali incentrare la strategia di posizionamento interno, elaboriamo un documento molto dettagliato in cui indichiamo all’azienda le aree nelle quali lavorare per iniziare a costruire e a migliorare il brand interno. Un esempio: 

  1. VALORI E CULTURA AZIENDALE
  2. MANAGERIALITÀ 
  3. SVILUPPO POTENZIALITÀ E CRESCITA PROFESSIONALE
  4. COMUNICAZIONE E SCAMBIO DI INFORMAZIONI
  5. AMBIENTE E CLIMA LAVORATIVO
  6. REGOLE E PROCEDURE

Pianificazione operativa

In questa ultima fase, vengono individuate le aree di intervento e le rispettive attività da implementare e viene fornita al cliente una to do list complessiva. 

L’individuazione può essere svolta in co-design con il cliente, ma il nostro compito è quello di analizzare, valutare, aggiungere o togliere attività dalla lista, in base al livello di coerenza e impatto strategico. 

Utilizziamo la matrice di Eisenhower per indicare il livello di importanza e di urgenza di ogni singola attività e la matrice RACI, uno strumento di project management, che chiarisce il livello di responsabilità e i vari ruoli per ogni attività.